GIULIA

Quando dialogo diventa dia-logos

Febbraio è spesso associato all’Amore.
Un po’ perché si festeggia San Valentino, un po’ perché si avvicina la primavera, è un mese che porta con sé un immaginario poetico. È, per antonomasia, il mese di chi si vuole bene. È, di conseguenza, il mese di chi comunica, si scambia idee, pensieri, parole. È, per me, il mese della chiave di ogni relazione: il dialogo.

Per questo, ho voluto approfondire il suo significato e renderla una parola “più leggera”, un termine con cui confrontarsi in questo periodo fatto – non solo – di cuoricini e rose rosse.

Il termine dialogo arriva da lontano. Trova le sue radici nell’espressione greca dia-logos, dove Logos significa Parola, Espressione e Dia significa Attraverso. Dialogo, quindi, si traduce con “parola/espressione che passa attraverso…” ed è un grande esempio di inclusività.

Secondo quanto detto, possiamo intendere che dialogo vuol proprio dire far passare le proprie idee attraverso quelle degli altri e viceversa. Vuol dire contaminarsi, capire, capirsi, ascoltare, ascoltarsi, elaborare, fare una centrifuga di pensieri sfaccettata e poliedrica. Senza limiti, senza distinzioni.

Dialogare vuol dire crescere. Sempre.
Dialogare vuol dire accogliere. Sempre.

Insomma, anche questa volta, i Greci ci hanno visto lungo. Sono riusciti a racchiudere in una sola parola, un concentrato di concetti molto moderni e attuali. Ora sta a noi metterla in pratica e non dimenticare mai la sua essenza: dialogare vuol dire essere con l’altro, passare attraverso la mente dell’altro e quindi… capire.

A tutti coloro che dialogano… brav*!
A tutti coloro che non dialogano… ogni momento è buono!
A voi che siete arrivati fin qui… grazie.
Con la speranza che questo monologo accenda nuovi dialoghi,

alla prossima.

Giulia – La delicata

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